21 Novembre – La Sunday Bloody Sunday prima degli U2

This is not a rebel song. This is Sunday Bloody Sunday.

Con questa premessa ad ogni concerto Bono Vox, leader degli U2, introduce la chitarra di The Edge per l’arpeggio di Sunday Bloody Sunday. Non è una delle solite canzoni di rivolta del repertorio popolare: questa è la domenica di sangue d’Irlanda.

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Cattolica, patriottica, indipendentista. Profondamente british ma emotivamente distante da Londra. L’Irlanda vive di contraddizioni. Isola verde, satellite dell’impero britannico, spesso sordo ai bisogni di chi vive dall’altra parte del mare. Essere irlandesi vuol dire appartenere alla grande cultura anglosassone, senza dimenticare i secoli di povertà e soprusi che hanno alimentato un’implacabile voglia di riscatto. Amare e al tempo stesso rinnegare la propria identità.

Ci sono due domeniche di sangue nella cruenta storia della Repubblica d’Irlanda.

La prima è quella dello stadio di Croke Park di Dublino, 21 novembre 1920, di cui oggi ricorre l’anniversario – e riportata nel video qui sopra, tratto dal film Michael Collins.

Il clima è quello della rivoluzione irlandese. Solo quattro anni prima la Rivolta di Pasqua (Easter Rising), guidata da un gruppo di intrepidi patrioti, aveva aperto la stagione di liberazione dalla corona inglese. Nel 1919 i deputati eletti nelle circoscrizioni irlandesi si rifiutano di sedere a Westminster e costituiscono l’Assemblea d’Irlanda, dichiarandone l’indipendenza. Compito del neo costituito esercito, l’Irish Republican Army (IRA): dare il via alle ostilità con le truppe britanniche. Attore principale di questi anni è il ministro delle Finanze Michael Collins, padre della futura repubblica. Mentre da un lato Collins, in qualità di ministro, porta avanti le trattative con l’Inghilterra, dall’altro dirige in segreto l’IRA e una speciale squadra di volontari, i 12 apostoli, col compito di uccidere agenti segreti britannici.

Il cappio della corona si stringe al collo dell’autoproclamato stato irlandese quella domenica di novembre. L’occasione: la sfida tra Dublino e Tipperary, valevole per il campionato di calcio gaelico. Nel bel mezzo dell’incontro i carri armati inglesi irrompono all’interno di Croke Park, arena da 80 mila posti nel cuore della capitale. Davanti ad una folla di migliaia di spettatori gli inglesi aprono il fuoco su giocatori e tifosi, mietendo 15 vite. Il tragico evento, stagliato nella memoria della gente d’Irlanda, è il punto di non ritorno nella lotta per la liberazione. Segna la svolta verso l’indipendenza del 1922 e la nascita dell’Eire.

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I can’t believe the news today. I can’t close my eyes and make it go away. How long? How long must we sing this song? How long?

La seconda Bloody Sunday è quella del 30 gennaio 1972. Siamo a Derry, in Irlanda del Nord. E’ questo l’evento che direttamente ispira il testo di un giovane Bono che legge incredulo le notizie sui giornali. Ancora una volta un fatto di sangue, solo l’ultimo episodio di un secolo di tensioni. Quel giorno il 1° battaglione del reggimento paracadutisti dell’esercito britannico spara su una folla di manifestanti per i diritti civili a Derry. Il bollettino conta 26 vittime. La stagione è quella del terrorismo, la materia della contesa è la mancata annessione della cattolica North Ireland all’Eire indipendente. Sui due schieramenti la monarchia inglese e gli unionisti dell’IRA, divenuto negli anni uno dei più feroci gruppi terroristici d’Europa. Strascichi di una lotta per l’indipendenza mai realmente compiuta. Stragi e attentati si susseguono su entrambi i lembi della costa del mare d’Irlanda e l’escalation del terrore quella domenica forza la mano ai militari della corona.

Quella di Bono è la reazione attonita di un ragazzo dublinese, cresciuto in un ambiente interconfessionale (madre protestante, padre cattolico), che non si dà pace di fronte all’ennesima violenza fratricida che divide unionisti e lealisti. E si chiede: per quanto tempo ancora ci sarà bisogno di cantare questa canzone, per far sì che quest’odio finisca?

Oggi Sunday Bloody Sunday ha un altro significato: serve da monito affinché altro sangue fraterno non venga versato. E’ l’appello degli U2 affinché il ricordo del prezzo pagato dalla fiera gente di Derry e Dublino non si perda nella leggera nebbia irlandese.

 

Mattia Guastafierro

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